Cara G.

Cara G,

oggi, casualmente, mi son trovata a rileggere un po’ della nostra vecchia corrispondenza e ti ho stramaledetto.
Ti ho stramaledetto perchè mi hai tolto un divertimento sottile per poi ridarmelo e di nuovo sottrarmelo.
Vedi G., puttana che non sei altro, tu sei una di quelle rare persone con cui io riuscivo a ridere. Una l’avevo sposata una vita fa e dopo otto anni trascorsi a ridere non ne potevo più.
E’ che il troppo stroppia, vero G.? Ma tu avresti detto: est modus in rebus, perchè ti piace far vedere che sei colta e come puoi tiri fuori l’Eone Supremo e  Chomolangma, fai un po’ di slalom fra due cazzate di neuroestetica e la signorina Lambercier per finire in scivolata su   “Spirit and nature” di Schrodinger e Jung passando per   “Autopoiesi e cognizione” di Maturana e Varela.

Troia! Questo sei! Una troia colta ma pur sempre una grandissima e fottutissima troia !

E forse questo a molti potrà sembrare un merito mentre per me era indifferente.
A me faceva ridere la trama delle tue pippe, le seghine del sabato mattina dove io impersonavo la Cosacca senza cuore che ti faceva sodomizzare dai suoi fidi mujiki.
Oppure ero la deessa della tribu africana che ti rosolava il pipino sul pentolone dopo averti fatto scartavetrare le chiappe da 30 boscimani in calore  naturalmente superdotati.

Ho riso molto, mia cara G., e quel che non ti potrò mai perdonare è l’avermi sottratto, per la seconda volta, il mio divertissement quotidiano.

Perchè una volta passi, G., in fondo, allora,  non ci eravamo scambiate che qualche mail e qualche telefonata, eppure tanto ti era bastato per stabilire che io fossi la tua divina Padrona e il terrore che io ti lasciassi un giorno ti terrorizzò al punto da farti scegliere la fuga.

Ah ah ah, vile canaglia! Falsa come un dollaro di Paperopoli!

Scommetto che in realtà fuggisti solo per i begli occhi e l’ancor più bel cazzo della tua amichetta frescona, discepola infelice della scrittrice di haiku moderni. Bel terzetto, non c’è che dire.

Oh si si, perchè parlare e parlare e spingere l’intelletto fin dentro e oltre le stelle rende le notti meno buie, le speranze meno vane poichè, oh si! oh si ! la Foemina perfecta al fine esiste… sed coitus foeminae cum foemina et masculi cum masculo perfecta est!

E tu, villanella degli Urali, vestita con balze di broccato e sandaletti rosa, nascondevi dunque l’erezione fra i merletti mentre immaginavi me, tua Madonna, brandire un glorioso dildo che ti deflorava  il già più che deflorato orifizio.

Troia!
L’ho già detto?
E chissenefrega, lo ripeto, troia maledetta troia!
Vile troia dei bassifondi, per cui a nulla vale la conoscenza e la cultura se paragonate a un cazzo duro che ti sfonda il culo.
E vorresti esser donna?
Tu?
Che ridere!
Ebbene si! che ridere! perchè con te ho davvero riso tanto, maledetta.

Ed oggi che di nuovo sei sparita, togliendomi ancora una volta  il mio piacere, oggi che  non so se sei in rianimazione in qualche ospedale incapace persino di scrivere un sms, oppure, semplicemente, sei sparita di nuovo come la volta scorsa per motivi che io non voglio capire benchè , baldraccona maledetta,  capisca anche troppo bene, spero comunque per te che tu non sia morta o ferita grave.
Ma, se invece stai bene, se non sei morta o ferita grave,  spero che tu sia morta o ferita grave.

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