Notte di luna piena

La porta si aprì  andando a sbattere fragorosamente contro il muro e lui venne come risucchiato da una corrente gelida che lo trasportò fuori nel buio del bosco.
Una forza invisibile, ma non per questo meno poderosa, lo sospingeva ad inoltrarsi nel fitto intrico di rami e foglie ancora bagnati dopo la tempesta del giorno precedente.

Odori.
Odori di muschio, erba tagliata, spezzata, calpestata,  fiori chini verso terra imbevuti di pioggia, fango e putridume legnoso, vermi e lombrichi, carcasse di rettili e piccoli roditori.

Rumori.
Fruscii, soffiare di vento fra le foglie, scricchiolii, schioccare di rami spezzati sotto i suoi passi incerti, scivolare di animali striscianti e ovattati passi di conigli e volpi grigie.

Colori.
Nero, e poi nero blu, blu di acqua e luce riflessa della Luna, goccioline argento , sfumature arancio di legname secco,  rosso di bacche mature e , sopra e sotto a  tutto,  il verde invadente,  oscuro e soffice del muschio e delle foglie misericordiose.

Avanzò fino alla piccola radura che si apriva come un foro di proiettile nel ventre della foresta e quando vi fu al centro, si stese in terra a guardar le stelle.

Notte di Luna piena.

Qualcosa si mosse nel folto intrico del bosco e alle sue narici pervenne un odore selvatico di carne spaventata.
E fu come il segnale che attendeva da anni. Si tirò su, si girò pancia in sotto, si mise in punta, immobile, silenzioso.
L’odore gli arrivava adesso più definito. Limone, sandalo, cannella, un accenno di sale e di spezia sconosciuta, piccante forse, e poi un fiore, fiore di mandorlo.
Doveva trattarsi di una femmina, sicuramente giovane perchè nessuna femmina esperta di aggira di notte nei boschi.
Aspirò forte e lei gli entrò fin dentro al cuore. E tanto bastò perchè i suoi peli si rizzassero forti come aculei, le sue unghie si facessero aguzze e affilate come lame giapponesi e la sua bocca iniziasse a salivare, sbavando.

Mosse il primo passo in avanti verso la preda. Poi un secondo e un terzo e via così finchè non le fu alle spalle .
Lei non fece neanche in tempo a vederlo in faccia che già il suo cuore le era stato strappato dal petto.
Lui la morse ovunque, le strappò braccia e gambe, bevve tutto il suo sangue e si cibò del suo ventre e alla fine del pasto si sentì bene come non mai e allora gridò, gridò così forte che lo sentirono fin nel paese e diverse luci si accesero nelle casette addormentate.

– Un lupo mannaro, secondo me, disse Jack, ridacchiando, a sua moglie Tracy che si era spaventata per quel verso disumano.
– Ma quanto sei stupido! rise lei dandogli un buffetto sulla spalla.
Poi spense la luce ed entrambi ripresero a dormire.

Un pensiero su “Notte di luna piena

Lascia un commento